Proloco Montecoronaro. Nel cuore dell'Appennino Tosco-Romagnolo

Pro Loco Montecoronaro Comune di Verghereto (FC)

Mestieri perduti e acqua cotta

E’ in questo binomio che si intrecciano ricordi ed origini di un piatto festeggiato a Montecoronaro.

Gabelli Leonardo , classe 1930 lucido ed arzillo , in una sera d’estate ci racconta :

avevo 17 anni ed in quell’ottobre 1947 , tra qualche mugugno del babbo Mario, parto da Montecoronaro insieme ad altri 7 per raggiungere la Maremma.

Altri erano già partiti a piedi con il gregge che portavano a svernare in Maremma , e dopo 8 giorni arrivarono a Capalbio nei prati a pascolare.

Insieme ai miei compagni salgo al valico di Montecoronaro sul Baschetti che ci porta fino ad Arezzo ,da qui prendiamo il trenino per Civitavecchia e poi si sale sulla Caffettiera con destinazione Marsiliana , presso la tenuta del Principe Corsini.

A Marsiliana ci chiamavano “ I frattaioli “ il nostro compito era costruire frattali che delimitavano le proprietà del Principe , i campi e le colture . I frattali erano fatti con pali di legno nei quali incastravamo una grande quantità di arbusti che tagliavamo e raccoglievamo nel territorio circostante fino a fare un limite invalicabile alto oltre 2 metri per tutto il possedimento.

Il contratto stagionale prevedeva la realizzazione di 70 km di frattali , il lavoro durava circa 7 mesi , e per questo venivamo pagati con sessantamilalire , un alloggio ed un po’ di vitto . All’inizio ci davano un acconto sulla paga ed il saldo solo se il lavoro era completamente terminato .

La giornata iniziava alle 5 del mattino ,partivamo a piedi per raggiungere dopo tre ore il luogo di lavoro , la sera rincasavamo tra buio e lume , stanchi e affamati , l’oscurità del bosco ci impediva di vedere tutti gli ostacoli e spesso si inciampava nelle radici o negli arbusti .

La colazione era fatta di pane e rigatino (pancetta) ,si strofinava sul pane fino ad insaporirlo e poi lo mangiavamo , conservando però il rigatino.

A mezzogiorno , il pranzo consisteva in pane e come companatico il rigatino che avevamo conservato dalla colazione, tagliandolo minuziosamente con il coltello insieme al pane , curando ogni boccone.

La cena della sera ci riservava un brodo caldo di minestra ,e con l’arrivo della primavera e quindi delle prime verdure le univamo al pane , e la pietanza prendeva gusto e sapore ; questa pietanza si chiamava “ acqua cotta “.

Niente a che vedere naturalmente con la pietanza di oggi , che arricchita di vari ingredienti con il suo gusto delicato diletta particolarmente i palati femminili.

Oggi Leonardo a 84 anni svolge ancora qualche lavoretto con tranquillità e serenità , portando con se tanti ricordi.

L’acqua cotta per lui non è solo un sapore , ma la memoria ed il ricordo di fatiche vissute intensamente , ma superate con l’allegria , la spensieratezza e la carica della propria gioventù.